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sabato 11 aprile 2015

La cavalleria campana

Per molti sarà forse una sorpresa, ma in questa ridda di nomi altisonanti che abbiamo scambiato negli ultimi post (greci, romani, cartaginesi, numidi), trova la propria giusta collocazione un popolo del quale la storia così come ci viene insegnata sembra dimenticare quasi tutto: i Campani.
Quando ho affrontato la stesura de I signori dei cavalli, credevo che la morte di Hegeas avrebbe chiuso la vicenda: è un momento clou, alto, dove lo spirito di sacrificio splende in gloria, e il resto delle annibaliche vicende può sfumare nel sozzo sgozzume di una guerra.
Nessun'opera finisce però di punto in bianco, ed è proprio subito dopo il tentato assalto a Neapolis che invece cominciava la vicenda che fa da contraltare alla dimostrazione di lealtà di Neapolis: il tradimento di Capua.
Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.

Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.
Fonte: August Mau, Pompeii, Its Life and Art, 2013

Non è in questa sede che affronteremo un soggetto così ampio, promettendo di tornare quanto prima sull'argomento e dedicandoci per ora a valutare la consistenza della cavalleria di Capua nel corso di questa che fu una guerra di cavalleria.
Abbiamo già visto in questo post che la cavalleria capuana superava in proporzione quella romana (un cavaliere per ogni sette fanti invece che per ogni diciassette), ma abbiamo anche altre testimonianze. Cominciamo con ciò che ci viene detto prima del tradimento di Capua a proposito dei cavalieri campani. Da Livio/Polibio veniamo a sapere che
L'unica circostanza che li (i Campani) tratteneva dal ribellarsi subito erano il diritto stabilito anticamente dei matrimoni misti che aveva condotto molti delle loro famiglie illustri e potenti a stringere legami con Roma e il fatto che molti cittadini servivano coi Romani. Il più forte legame di questa natura era la presenza di trecento cavalieri, delle famiglie più nobili di Capua, in Sicilia, dov'erano stati inviati appositamente dalle autorità romane per presidiare l'isola.
[Livio, Ab Urbe Condita, XXIII, 4]
Trecento! Una forza equivalente alla cavalleria di un'intera legione romana era dislocata nella sola Sicilia! Ma la cavalleria campana non si esauriva lì: quando Annibale si scontra coi Romani, battendoli, altri Campani sono schierati tra gli alleati. Veniamo a sapere che
C'erano molti nobili campani che servivano nell'esercito, tra essi Cerrinus Vibellius, detto Taurea. Era un cittadino di Capua e di gran lunga il miglior soldato della cavalleria campana, al punto tale che quando serviva con i Romani c'era un solo cavaliere romano che godeva della stessa reputazione, e quel tale era Claudius Asellus.
[Livio, Ab Urbe Condita, XXIII, 46]
e in Silio Italico, autore posteriore che fa un attento resoconto, seppure in forma poetica, dei popoli che aiutarono i Romani a Canne
E ancora gli Osci, che la Campania, ricca in opulenza e sangue antico, mandò in battaglia da tutto il suo vasto dominio, attendevano nei pressi la venuta dei loro capi, […] Capua su tutti
[Silio Italico, Punica, VIII, 524-527, 544]
Ma abbiamo visto già nel primo post sulla cavalleria romana che lo stesso console Gaio Terenzio Varro faceva una stima di circa 4'000 cavalieri per Capua.
Biunx campano (216-211 a.C.)

Biunx campano coniato tra il 216 e il 211 a.C. Sul recto appare Giove col capo coronato d'alloro, sul verso Diana guida una biga al galoppo sotto due stelle. La dicitura, in caratteri osci, da destra verso sinistra, è CAPU.

Come spesso accade, la quantità non è tutto. Come possiamo valutare la qualità della cavalleria campana? Quando Capua tradì Roma, tra le due città cominciarono le ostilità, e la capitale dei Campani venne presa da un'assedio che durò con alterne vicende per qualche anno (e che ovviamente viene ripercorso in Neapolis - I signori dei cavalli). Abbiamo dunque il resoconto degli scontri diretti tra i Romani e i Campani assediati:
Nei molti scontri essi (i Campani) erano di norma vincitori nelle battaglie equestri, mentre in quelle di fanteria essi erano battuti.
[Livio, Ab Urbe Condita, XXVI, 4]
Si noti: i cavalieri di una città assediata da mesi, riescono ancora ad infliggere sconfitte all'esercito assediante. Anzi, data la natura di un assedio a quei tempi, quando il solo fatto di essere al riparo di un muro era di per sé sufficiente a scoraggiare i nemici dall'attaccare, è indice della spavalderia e della temerarietà dei Campani, ben consci del fatto che lo scontro campale implicava l'abbandono della posizione protetta e di vantaggio.

La Seconda Guerra Punica finì con la vittoria di Roma, ma chi ritenesse che l'unico grande sconfitto sia stato Annibale compierebbe un grossolano errore di valutazione: Annibale prese Sagunto, una città posta su di una rocca apparentemente imprendibile, dotata di un porto, in otto mesi. La presa di Capua, una città in pianura, richiese le forze congiunte di tre eserciti impegnati a tempo pieno per due anni! Con la città scompariva l'identità del popolo campano, i signori dei cavalli.

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