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sabato 28 novembre 2020

Decifrare una Storia (III)

Nell'ultimo post abbiamo visto come Annibale abbia suscitato la reazione neapolitana: diede le campagne intorno a Neapolis al saccheggio dei suoi uomini per provocare un'azione difensiva, che non si fece attendere:
una truppa di cavalleria venne loro (ai cartaginesi) incontro, che fu attratta dai Numidi in ritirata nell'imboscata e circondata.

Rilievo orografico di Napoli e dintorni. Il perimetro bruno indica approssimativamente le mura della Neapolis all'epoca di Annibale. I rettangoli rossi sono le forze cartaginesi poste in imboscata tra i rilievi alle spalle della città. La freccia rossa indica il presumibile percorso dell'esca cartaginese. La freccia azzurra indica il presumibile percorso di intercettazione della cavalleria neapolitana. Mappa realizzata con ScribbleMaps.

sabato 14 novembre 2020

Decifrare una Storia (II)

Nell'ultimo post ho spiegato qual era lo scenario che condusse al momento che culmina la narrazione di Neapolis - Il Signore dei Cavalli: Annibale giunge alle porte della polis dopo Cannae e desidera prendere la città.
Tenta l'impresa con un atto di forza, e nello scorso post ho chiarito i motivi che a mio avviso fanno presumere che l'attacco segua una qualche iniziativa diplomatica. Lo fa perché si rende subito conto (contrariamente a quanto fa Livio) che mandare la sua prodigiosa cavalleria a infrangersi contro mura e bastioni sarebbe una follia suicida. È utile dare un'occhiata a queste mura il cui solo
aspetto […] distolse il Cartaginese dall'attacco della città: esse non offrivano alcun appiglio per un assalto.
[Ab Urbe Condita, XXIII]

Tratto delle mura greche lungo le Rampe Maria Longo, alle spalle dell'Istituto Comprensivo Casanova.

giovedì 15 ottobre 2020

Una Storia Nuova, Una Storia Che Si Rinnova, E Molti Racconti

Finalmente, ci siamo! La gestazione del nuovo romanzo è stata davvero lunghissima (un primo accenno a questa fatica l'ho qui pubblicato più di sei anni fa), ma non senza motivo.
Ho cominciato il sequel di Neapolis - Il Richiamo della Sirena appena terminate le presentazioni del romanzo, e credo che l'entusiasmo di imbarcarmi in una nuova avventura letteraria fosse comprensibile: ricevevo (vedevo) interesse per la mia scrittura, per la storia che avevo raccontato e, soprattutto, ne avevo già scoperto un'altra che prometteva di essere incredibilmente accattivante.
L'interesse per questa storia non è scemato col tempo, ma sono accaduti diversi accidenti al suo scrittore: due cambi di nazione (dall'Olanda all'Italia, poi di nuovo in Spagna), ovvii cambi di lavoro, relativi riaggiustamenti della vita familiare…
E sono accaduti accidenti alla vicenda narrata: spero ricordiate che sono “inciampato” in Annibale, e la sua ingombrante presenza ha avuto conseguenze di notevole portata. Solo ora che quest'avventura è finita posso dirvi quali.

sabato 18 aprile 2015

Quanti I signori dei cavalli?

Il titolo che ho scelto per la mia seconda opera si presterà a un'infinità di interpretazioni.

Busto di Annibale conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

“Signori dei cavalli”, cavallerizzi dall'abilità prodigiosa, erano certamente i Numidi, che Annibale portò con sé dal nordafrica.
“Signori dei cavalli”, ma di altro tenore, erano Marco Minucio Rufo, magister equitum di Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore, e Tiberio Sempronio Gracco; “signore dei cavalli” era quel Mancino, luogotenente di Minucio Rufo, che tentò di affrontare da solo i Numidi mentre devastavano la Campania nel 217 a.C. e rimase ucciso nel tentativo, e il tal Claudio Asello, il più abile cavaliere romano.

sabato 28 marzo 2015

Hegeas Hipparchos

Giunto reduce da Canne vittoriosamente, Annibale tenta di assalire una città della costa, Neapolis, tentando di far cadere in un'imboscata le difese della polis.
L'anno è il 216 a.C., 30'000 uomini al comando del Cartaginese hanno fatto a pezzi un esercito monstre di 80'000 tra romani e alleati in una sola giornata nonostante, è bene ricordarlo, ci siano voluti ben otto mesi al Punico per prendere Sagunto, con tutti i rinforzi e le macchine d'assedio delle quali disponeva in Spagna. Quest'osservazione serva a mettere nella giusta luce la differenza che c'era all'epoca tra una battaglia campale e un assedio.
Invece di restare al sicuro dietro le mura (a lasciar cader pietre sugli assedianti), il comandante di cavalleria di Neapolis, al quale saranno rimasti sì e no trecento uomini, visto che molti erano caduti nelle precedenti battaglie dei Romani contro lo stesso nemico noto per astuzia, tecnica e consistenza numerica, si getta all'inseguimento di un gruppo di Numidi che fanno finta di saccheggiare il contado neapolitano, inoltrandosi “incautamente” (è il commento di Tito Livio che abbiamo riportato nello scorso post) in una serie di strade molto profonde (che lui, da comandante di quella stessa città, ovviamente non conosce…) poste a Nord della polis.
Vistosi perduto, invece di tornare verso la polis, il drappello supera gli acquitrini a oriente della stessa per cercare salvezza sulle imbarcazioni dei pescatori che in quel momento erano nel mare…

La Neapolis greco sannita del III sec. a.C. sovrapposta alla città attuale: a nord di Via Foria salgono colline con profondi letti di torrenti, già anticamente usati come strade. L'attuale Piazza Garibaldi, dov'è la Stazione Centrale, era paludosa fino al mare, a sud.
Mappa realizzata con Scribblemaps.

mercoledì 25 marzo 2015

Come è nato “I signori dei cavalli”

La fonte principale sull'assalto di Annibale a Neapolis è ancora una volta Tito Livio. Leggiamo il passo XXIII, 1 del suo Ab Urbe Condita per avere una prima versione dei fatti.
Subito dopo la battaglia di Cannae e la cattura e il saccheggio dell'accampamento romano, Annibale lasciò l'Apulia alla volta del Sannio, in seguito all'invito ricevuto da un tale chiamato Stazio Trebio, che aveva promesso di consegnargli Compsa se avesse visitato il teritorio degli Irpini.
[…] Lì Annibale lasciò tutto il bottino e il bagaglio, poi divise l'esercito in due divisioni, diede a Magone il comando di una e mantenne l'altra per sé. […] Lui stesso marciò attraverso il distretto campano verso il Mare Inferiore (il Tirreno) prevedendo di aggredire Neapolis in modo da avere una città accessibile dal mare.
Entrato nei confini di Neapolis, pose alcuni dei suoi Numidi in imboscata ovunque lo ritenesse conveniente, perché lì le strade sono per la maggior parte profonde, con molti tornanti nascosti. Agli altri ordinò di cavalcare fino alle porte conducendo innanzi a loro ostentatamente il bottino che avevano raccolto nei campi.
Siccome sembravano una forza piccola e disorganizzata, una truppa di cavalleria venne loro incontro, che fu attratta dai Numidi in ritirata nell'imboscata e circondata.
Non si sarebbe salvato un solo uomo se non fosse stato per la vicinanza del mare e per alcune imbarcazioni, per lo più da pesca, che essi videro non lungi dalla riva e che fornirono una via di fuga a coloro che erano buoni nuotatori.
Molti giovani nobili, comunque, furono presi o uccisi nello scontro, tra essi Hegeas, il comandante della cavalleria, che cadde mentre inseguiva troppo incautamente il nemico che si ritirava.
L'aspetto delle mura distolse il Cartaginese dall'attacco della città: esse non offrivano alcun appiglio per un assalto.

domenica 22 marzo 2015

Annibale (e non ce lo volevo)!

Quando ho scritto Neapolis - Il richiamo della Sirena speravo ardentemente che, nell'affrontare eventuali futuri romanzi, non avrei mai dovuto confrontarmi con personaggi storici di grande rilevanza.
Per uno scrittore, il personaggio importante è difficile da trattare in un romanzo che parla d'altro (le mie opere hanno come obiettivo la storia di Napoli) perché tende a manipolare l'azione, ad accentrare l'attenzione su di sé, tende a diventare l'oggetto unico della curiosità del lettore che dimentica il resto.
Poi ci sono i motivi squisitamente storici: di un personaggio famoso tutti sanno tutto ma, soprattutto, ciascuno ha una propria idea, una propria opinione, e il margine per romanzare la sua azione viene terribilmente assottigliato, quando non scompare del tutto. Insomma, una bella gatta da pelare, con la quale non mi volevo assolutamente confrontare.

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